Settembre 2012. Nelle grandi difficoltà di Fabbrica Italia tengono i livelli produttivi della filiera alimentare, dice l’ultimo Rapporto sui Consumi di Coop. Se infatti molte componenti della manifattura italiana hanno visto decrescere con la crisi i livelli produttivi di valori anche di molto superiori al 20% (auto -34%, arredamento -27% abbigliamento -23% per citarne alcuni), l’industria alimentare ha avuto una riduzione del 3,5% e l’agricoltura nel 2011 si mantiene su livelli pressocchè simili a quelli del 2007 (-1%) e addirittura superiori a quelli del 2010.
Alla tenuta dei livelli produttivi si sommano i buoni risultati di bilancio dell’industria alimentare. L’Ebit dell’industria alimentare italiana si posiziona sui livelli medi europei e cresce dal 4,3% del 2007 al 4,6% del 2011.
Un livello più che doppio rispetto al dato della distribuzione al dettaglio italiana (3,1% nel 2007 e 2,4% nel 2011) rimasta schiacciata tra gli incrementi di prezzo dell’industria e le difficoltà del consumatore finale. Dal 2008 al 2012 i prezzi industriali in Italia sono cresciuti del 6,5% in più rispetto a quelli al consumo. L’unico paese in Europa.
La Gda si ristruttura
Non è un caso infatti che si sia arrestato lo sviluppo della Gda (+0,9% le superfici nel primo semestre) e non è escluso che a fine anno il settore non sperimenti la prima riduzione dell’area di vendita della sua storia. Peraltro, al fianco delle ancora numerose aperture (soprattutto di discount e superstore) sono sempre più in crescita la chiusure (soprattutto i pdv sotto gli 800 mq) e le ristrutturazioni. Solo il 50% della attuale rete di vendita è uguale a quello presente nel 2008.
Gli andamenti di Coop e le previsioni per il 2013
“Coop con i suoi 7 milioni e 700.000 soci e i 12 milioni di consumatori abituali non può non risentire della generale crisi economica, ma nonostante il contesto fortemente sfavorevole, segna, nei primi 8 mesi del 2012, un incremento delle vendite del +1,1% (tenuto conto della dinamica particolarmente critica dei consumi non alimentari) – dichiarano Vincenzo Tassinari, presidente Consiglio di Gestione di Coop Italia e Enrico Migliavacca, vice presidente vicario Ancc-Coop- e ipotizziamo comunque di chiudere l’anno con vendite pari a 13,2 miliardi di euro. Un dato non scontato perché il mercato presenta andamenti ancora molto critici, in particolare al sud Italia (-5% il trend a volumi). In realtà è tutta l’Europa a registrare un peggioramento a dimostrazione di come si faccia sentire la mancanza di un vero governo delle politiche economiche e monetarie europee finalizzato alla ripresa economica e dei consumi. Cosa ancora più preoccupante se guardiamo al prossimo anno. Le previsioni Coop parlano chiaro: i consumi di beni alimentari e non continueranno a flettere ( 2013 vs 2012: -0.9 food e – 3,0 non food), su una base 2012 già in significativa contrazione ( 2012 vs 2011 -1.5 food e – 5,9 non food la stima di chiusura fine anno).
Le richieste di aumentare i listini
Cogliamo le avvisaglie di una nuova tempesta in arrivo che farà ritornare l’inflazione ai livelli del 2007/2008. Già assistiamo a una decisa richiesta di crescita dei prezzi alimentari, ciò a causa degli aumenti in essere di materie prime di rilievo quali cereali (i rincari in questo settore sfiorano il 50%), latticini, petrolio che impatteranno pesantemente sui costi di produzione industriali e zootecnici (le richieste di aumento dei listini che stanno pervenendo raggiungono il 4,9%). Queste richieste metteranno ulteriormente in difficoltà i consumatori italiani, ma anche la distribuzione moderna che in questi anni di crisi ha assorbito gran parte dell’inflazione, cercando di venire incontro ad un consumatore sempre più bisognoso a contenere la propria spesa (fissando a 100 il livello dei prezzi nel 2000, Coop negli ultimi 11 anni ha fatto risparmiare ai consumatori italiani 14 punti percentuali -indice Istat pari a 132 e indice Coop fermo a 118).
La situazione che si presenta nel 2013 dunque può diventare insostenibile. Occorre tenere di conto che negli ultimi anni la redditività del settore distributivo è peggiorata e i recenti provvedimenti normativi (art.62) relativi ai rapporti contrattuali tra industria e distribuzione aggraveranno la situazione. Si paventa uno scenario di severa selezione delle imprese distributive non esenti da rischi di chiusura con conseguenti impatti negativi sugli investimenti, tenuto conto che gli investimenti della distribuzione moderna sono di circa 3,5 miliardi di euro all’anno, e sull’occupazione”.
Cambiare i vecchi modelli
“Calano i consumi e al tempo stesso si modificano strutturalmente anche gli stili di vita delle persone –continua Tassinari- In un tale scenario è indispensabile una nuova progettualità nei rapporti fra i diversi attori della filiera e come leader della distribuzione moderna ci rivolgiamo alla grande industria a cui proponiamo relazioni più innovative, più trasparenti, semplificate e corrispondenti a criteri di rispetto della reciprocità, ma anche di compartecipazione alla difesa del potere d’acquisto delle famiglie. Mentre con il mondo agricolo vogliamo continuare nel 2013 sul solco della collaborazione già avviata con nuove importanti esperienze per una filiera che garantisca prodotti 100% italiani di qualità, con un prezzo equo per il cliente finale e una giusta remunerazione del lavoro di tutti gli operatori. Infine non si può più procrastinare un’assunzione di responsabilità pubblica con interventi che aiutino i 20 milioni di famiglie italiane a reddito medio basso e medio maggiormente colpite. Al tempo stesso occorre un impegno congiunto del sistema imprenditoriale (industria e distribuzione) nel cambiare vecchi modelli e cattive pratiche nell’interesse del consumatore. Noi di Coop continuiamo ad essere in prima linea a fianco dei consumatori e con coraggio, visti i tempi, confermiamo i nostri investimenti e il nostro piano di sviluppo (400 milioni di euro di investimento per l’apertura di 72 nuovi punti vendita nel triennio 2012/2014)”.