Tirelli/Quantitative easing: siete proprio sicuri?
Gennaio 2015.Chissà perché tutta questa euforia per il Quantitative Easing del Presidente Draghi, il quale ha promesso di riportare l’inflazione europea al 2% in due anni con un’ iniezione di 1140 miliardi di euro. Perché dovrebbero rallegrarsi le imprese del retail Italiano? Non si era detto che l’aumento dell’1% dell’IVA ebbe effetti disastrosi sugli acquisti delle nostre famiglie? Forse che l’erosione del potere d’acquisto del 2% annuo (ma per certi prodotti di più) indurrà pensionati, precari, giovani coppie sulle soglie della povertà a spendere di più e ad essere più felici?
Colpisce tuttavia che una complessa manovra monetaria entusiasmi anche chi non ha neppure una vaga idea di come funzioni la moneta in un’ economia di mercato semi-libero come il nostro. Draghi pare sia un ammiratore di Ben Bernanke, detto anche “Helicopter Ben” per la disinvoltura con cui ha inondato l’economia americana di nuova moneta. In realtà distribuire più moneta a tutti con un elicottero è impossibile. Le Banche Centrali per iniettare valuta nel sistema devono comprare qualcosa. Cosa? Oro, titoli o … più probabilmente titoli di stato. Ricordo perciò che il Prof. Andreatta, con cui ebbi l’onore di laurearmi, fu colui che coraggiosamente sancì, nel 1981, (con l’opposizione di tutti gli “espansionisti” di allora) il divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia. Era stato troppo facile per i governi precedenti spendere e spandere sicuri che la Banca Centrale avrebbe assorbito il loro debito, pur alimentando la spaventosa inflazione che condusse l’Italia vicino al baratro. Ricordo anche un saggio comunista, Giorgio Amendola, che allora spiegava ai suoi come l’inflazione sia sempre un prelievo che punisce i più poveri.
Ma non era inflazione 0?
La BCE nacque proprio con lo stesso principio: garantire la solidità della moneta comune perseguendo l’ “inflazione zero”. La Germania di questo assunto ha fatto la base della sua rinascita e della sua crescita (memore delle conseguenze dell’iperinflazione degli anni ’20). La Germania accettò l’euro (e avrebbe potuto farne a meno) sulla base di questo presupposto. Angela Merkel (santa donna, che Dio ce la conservi) chiede semplicemente che ogni nazione sia responsabile dei debiti che contrae. Perché la BCE dovrebbe coprire il debito di paesi in cui 800 vigili a Roma vengono pagati pur restando a casa? in cui una regione si è creata un esercito di forestali? in cui gli ospedali comprano le famose “siringhe” a prezzi astronomici? In cui la compagnia aerea crea una voragine senza fine ripianata dallo stato? In cui una spaventosa e paralizzante burocrazia si autoalimenta, e dove l’enorme spesa per il sistema giudiziario non risolve la paralisi della giustizia civile? dove regioni ad alta criminalità assorbono risorse incommensurabili continuando a peggiorare le condizioni di vita dei loro cittadini? Angela sa leggere i giornali. Angela sa che gli Italiani hanno accumulato un’ enorme ricchezza privata (immobiliare e finanziaria) facendo indebitare lo Stato. Angela non accetta il trucco di amministrare oculatamente la propria ricchezza privata e di lasciar correre il debito pubblico ormai incolmabile, pretendendo per di più di accrescerlo creando un deficit (un flusso che si aggiunge allo stock del debito) addirittura superiore a quello stabilito. I debiti si cancellano solo in condizioni particolari: dopo una guerra o una caduta di un regime, non con la logica del “chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdammece o passato …” continuando politiche di spesa fuori controllo.
Il deprezzamento dell’euro
Ciò nonostante il Quantitative Easing è cosa fatta, anche se è dubbio che i suoi effetti si vedano subito. Studi empirici ripetuti mostrano che gli effetti della creazione di nuova moneta hanno bisogno di due anni per trasferirsi all’economia reale. Più probabilmente il piano annunciato produrrà un deprezzamento dell’euro. La qualcosa piace agli Americani e ai Tedeschi (e ciò spiega perché sia stato approvato). Le enormi riserve di dollari di paesi come la Cina si rivalutano e gli USA possono continuare ad importare da quei paesi pagando con biglietti verdi. La Germania che è la più forte esportatrice europea e che aveva visto indebolirsi il mercato dell’Unione a causa della depressione prolungata, manderà le sue auto, la sua chimica e la sua meccanica più facilmente fuori dell’Unione.
Dunque non passerà molto tempo perché gli Italiani capiscano che questa dose di cocaina monetaria non darà l’euforia perenne e ne chiederanno ancora di più, in un clima di patologica irresponsabilità. Si rifiuteranno ancora di comprendere che la soluzione viene solo dal duro lavoro, dal taglio delle spese improduttive, dalla meritocrazia e dal libero mercato, possibilmente “selvaggio”, dato che quello “addomesticato” sprigiona, come si è visto da lungo tempo, ben poche energie.